Krokodil su Vanity Fair

Krokodil su Vanity Fair

LACRIME DI KROKODIL
Recensione apparsa su Vanity Fair il 12 novembre 2014

È una nuova droga che riduce la pelle come quella dei coccodrilli e in Russia fa 100 mila vittime all'anno.
Ma ora, denuncia la giornalista che l'ha scoperta, sta spuntando ovunque. Italia compresa

di Laura Pezzino

«Jaga tirò fuori un pacco con alcune scatole di fiammiferi, una bottiglia di plastica con della benzina, una boccetta di acido, della tintura di iodio, delle compresse (codeina, ndr) e alcune siringhe».
Jaga è la protagonista di Krokodil, il romanzo della giornalista Marina Achmedova, 37 anni (i16 dicembre sarà a Roma per Più libri più liberi), e per tutto il libro la vediamo preparare la pozione che la tiene in vita mentre le dà la morte. È il «krokodil» del titolo, altro nome della desomorfina, letale narcotico che può essere fatto in casa. Nel 2012, Achmedova scrisse un reportage sulla diffusione, nella Russia rurale, di una nuova «eroina dei poveri». In patria il suo lavoro venne censurato, ma il sito OpenDemocracy decise di pubblicarlo. Nel frattempo il krokodil, chiamato così perché provoca delle ulcere sulla pelle che finisce per assomigliare a quella dei coccodrilli, dalla Russia (dove ogni anno fa 100 mila vittime) si è diffuso ovunque, dalla Germania agli Stati Uniti, all'Italia, anche se da noi non ha ancora raggiunto livelli preoccupanti (l’ultimo caso accertato è stato a Padova lo scorso febbraio).

Achmedova, lei ha trascorso cinque giorni con un gruppo di tossici di Ekaterinburg. Come ha fatto a farsi accettare?
«Mi ero messa d'accordo con un ragazzo che mi avrebbe introdotta come sua fidanzata, ma poi si è rifiutato perché avevo un aspetto troppo sano. L'ho convinto a darmi l'indirizzo del “covo” e ci sono andata da sola. Ho detto: “Sono una giornalista, voglio scrivere un articolo e non avviserò la polizia”. La prima a credermi è stata Jaga».
Perché il krokodil è peggio dell’eroina?
«È più tossico ed è anche “l’ultima droga”: ci si arriva quando finiscono i soldi per l’eroina, che costa tre volte di più. Se non ti fai stai male, ma l’effetto dura poco, quindi è un continuo farsi tutto il giorno».
L'ha mai provato?
«No. Mangio solo sano, niente carne, né alcol. Non bevo nemmeno la Coca-Cola». Perché il reportage è stato censurato? «La versione ufficiale era che incitava all’uso della droga svelando il procedimento per sintetizzarla. lo credo che dietro ci fossero le lobby della droga: articoli come quello sono pericolosi perché le persone potrebbero decidere di smettere».
Il suo libro mi ha ricordato Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, dove la parte più bella era vedere l'umanità di ogni tossicodipendente.
«Non l’ho mai letto, ma il mio non è un libro “sulla droga”. Io ho raccontato il destino di queste donne, che restano tali, con i loro sentimenti, anche se si drogano. Jaga mi ripeteva sempre: “L'unica cosa che voglio è essere amata”».
È rimasta in contatto?
«No, sono quasi tutte morte».


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Pubblicato: 20.11.2014
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