Der Zoo su Il Resto del Carlino

Der Zoo su Il Resto del Carlino

PARLAR DI TUTTO PER NON PARLAR D’AMORE
Recensione apparsa su Il Resto del Carlino il 26 ottobre 2014

Meridiano Zero ripropone il testo di Sklovskij e la sua passione per Alja

di Carlo Pestelli

«Mi hai dato due incarichi. 1) Non telefonarti. 2) Non vederti. E adesso sono un uomo occupato». Nella Berlino degli anni Venti, cuore di un’Europa scossa dai brividi delle tumultuose trasformazioni del dopoguerra, un emigrato russo scrive alla donna che ama. Ma deve rispettare il suo diktat: «Se vuoi che ti risponda, scrivimi di tutto, fuorché d’amore». Lui obbedisce, dando vita a un originale romanzo epistolare che parla di rivoluzione e letteratura, donne e automobili, esilio e nostalgia. Lasciando in filigrana, tra metafore e ironia, il dolore per quell'amore prepotente, non corrisposto e costretto al silenzio. È il 1923. Lui, Victor Sklovskij, è fuggito da San Pietroburgo un anno prima per non essere arrestato dalla polizia bolscevica: trentenne, ex soldato autiere nel periodo della rivoluzione, è già noto come scrittore e critico letterario vicino ai futuristi e iniziatore della corrente del Formalismo. A Berlino, negli animati circoli degli esuli russi incontra l'affascinante Alja Kagan (che nel 1928 diventerà la moglie di André Breton) e se ne innamora. Lei lo stima, ma non lo ama. Nasce così “Der Zoo, o Lettere non d'amore, oppure la terza Eloisa”, che Meridiano Zero ripropone – dopo Einaudi e Sellerio, ormai esauriti – nella nuova cura e traduzione di Giulietta Greppi. Un libro apparentemente difficile, zeppo di riferimenti al mondo culturale russo (e non solo) attraversato in quegli anni dal vento della rivoluzione (preziosa per questo l’appendice finale della Greppi). Ma il talento di Sklovskij è insuperabile nell’accompagnare, lettera dopo lettera, nei mondi che incrociano la sua esistenza, in un gioco di specchi tra realtà e finzione letteraria, biografia e sperimentazione stilistica: i circoli degli esiliati russi, che vivono nel quartiere dello Zoo, lontani dalla patria, a disagio “come una mucca sul ghiaccio”, annoiati come gli animali nelle gabbie; la nostalgia di casa e i ricordi e gli echi della rivoluzione, che già comincia a divorare i suoi figli: «Voglio tornare in Russia. Lasciatemi entrare (...) Alzo la mano e mi arrendo»; i protagonisti delle avanguardie artistiche; l'attrazione futurista per le macchine. Lampi d'intelligenza, digressioni, aneddoti acuti, talvolta fulminanti. E su tutto il non detto della passione per Alja, che sfida il tabù della censura (la stessa che presto avrebbe mortificato l'intelligenza russa) per emergere all'improvviso – una frase, una parola, un'immagine – inatteso e bruciante.


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Pubblicato: 19.11.2014
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